La transizione demografica consta di tre fenomeni paralleli che dovrebbero sempre essere presi in considerazione nel loro insieme per dare una visione globale di quella che appare una vera e propria rivoluzione demografica:
- aumento continuo del numero di anziani: entro il 2030 si stima che la popolazione over 65 toccherà 1 miliardo;
- diminuzione continua della natalità nei paesi più sviluppati: spesso sotto il tasso di sostituzione che permetterebbe di mantenere in equilibrio nascite e decessi. Ciò porta a un rapporto patologico tra la classe di popolazione più anziana e quella più giovane, con una continua sperequazione a scapito delle forze produttive dei Paesi;
- aumento progressivo, ma costante dell’aspettativa di vita: con conseguente aumento dell’aspettativa di vita in pensione.
Le componenti quantitative e qualitative di questo fenomeno di invecchiamento della popolazione mondiale andrebbero valutate sempre insieme e molto attentamente. Dietro il rischio oggettivo di far coincidere l’invecchiamento e la longevità della popolazione con una riduzione della produttività totale e un aumento delle spese sanitarie, assistenziali e pensionistiche, esiste però l’opportunità di ridisegnare le politiche sociali e imprenditoriali in modo da agevolare le persistenza degli anziani in attività, avvantaggiandosi delle capacità produttive e dell’expertise di una classe sociale che sta ridefinendo il modo in cui l’individuo invecchia e scardinando vecchi cliché che la volevano inabile al lavoro.
Di fatto la longevità potrebbe essere percepita come il lato buono dell’invecchiamento della popolazione, delineando la necessità di distinguere l’età cronologia dall’età biologica: la confusione tra i dati nominali e i dati reali potrebbero infatti indurre a una sottovalutazione della componente rivoluzionaria dell’invecchiamento della popolazione.
In particolare è necessario mettere in relazione i dati sull’invecchiamento della popolazione con il tasso di mortalità, dando una lettura del fenomeno in chiave meno pessimistica. Una società che invecchia non è un buon quadro; una società longeva dove le politiche sociali permettano di rivedere il ruolo degli anziani nella società potrebbe rivalutare il modo in cui gli individui invecchiano, arrivando a creare un modello di sviluppo basato su un nuovo patto intergenerazionale che vede una sempre più stretta collaborazione tra giovani e anziani.
Le implicazioni economiche dell’invecchiamento della popolazione.
Leggendo l’invecchiamento della popolazione come aumento degli anziani e diminuzione contestuale dei giovani, in assenza di politiche di valorizzazione del fenomeno, si possono prevedere implicazioni notevoli dal punto di vista economico:
- dato il numero di anziani, sempre più longevi, in futuro esiste il rischio che i contributi oggi versati non siano sufficienti a mantenere i pensionati attuali e futuri;
- in tutta l’area OCSE è prevedibile che il fenomeno dell’invecchiamento produca anche un rallentamento della produzione di beni e servizi;
- per pareggiare i conti pubblici potrebbero essere attivati meccanismi di aumento della pressione fiscale;
- è verosimile che le classi sociali più colpite saranno quelle dei Millennials, poco propensi a pensare al proprio futuro quanto piuttosto a bruciare ricchezza corrente e spesso con carriere lavorative precarie;
- vi è quindi una concreta possibilità vi è quindi una concreta possibilità di ritrovare nel futuro immediato una generazione di anziani indigenti.